Professione webmaster. Intervista a Maria Silvana Radice

Maria Silvana Radice

Il suo sito, 'La chiave nel pozzo' regala soluzioni in modo semplice e intuitivo. Si parla di informatica ma anche di cucina, alimentazione e curiosità. Lei è Maria Silvana Radice, professione webmaster.

Silvana, come hai iniziato la tua carriera?

Prima di diventare una webmaster, ero una casalinga indaffaratissima, con una famiglia numerosa (4 figli) e senza un attimo di tempo per pensare ad altro che non fossero le incombenze di tutti i giorni. Poi i figli sono cresciuti, sono diventati più indipendenti e mi sono ritrovata ad avere del tempo da dedicare a me stessa e a pensieri che non fossero solo la casa, la scuola e connessi. La prima cosa a cui mi sono dedicata è stata la cucina. In realtà,non sono un’appassionata del cucinare, che mi annoia abbastanza, ma sono sempre stata attratta dal 'fatto in casa', con l’idea di mangiare genuino, senza additivi e senza conservanti. Avendo il tempo, ho cominciato le prove per riuscire a fare, prima di tutto, un buon pane fatto in casa che non facesse rimpiangere quello acquistato dal fornaio. Prova e riprova, mi sono resa conto di quanto fosse difficile, ma anche, con sorpresa, di quanto il mio carattere fosse ostinato. Alla fine, la ricetta giusta è venuta alla luce, con grande soddisfazione. La riuscita del pane e le difficoltà superate mi portarono al pensiero di come sarebbe stato bello fare meno fatica e trovare le soluzioni giuste senza dover cercare tanto e tanto. Gli ingredienti erano questi:

Tutte cose difficilmente reperibili in rete, o, quantomeno, difficilmente reperibili tutte insieme. Non avevo mai pensato di fare un sito web, mai in tutta la mia vita. Non sapevo nemmeno usare un computer, ma l’idea di condividere la mia esperienza con altre persone mi solleticava parecchio. Così, grazie all'ostinazione che avevo scoperto di possedere, ho iniziato a cercare e a studiare per capire cosa fosse un sito web, perché, anche in questo caso, il risultato doveva essere perfetto per me, come per il pane fatto in casa. E' stato così che, piano, piano, mattone dopo mattone, è nato il sito 'La chiave nel pozzo'. Il titolo ha il suo perché e rispecchia lo scopo del sito, vale a dire: trovare la soluzione (la chiave) anche in fondo al pozzo (la rete), dove si vede poco, non si sa come cercare e si perde la pazienza, perché c’e` troppa acqua. 'La chiave nel pozzo' è partito con la ricetta del pane, che ha avuto molto presto un gran successo e poi è cresciuto con la classica formula 'di necessità virtù', nel senso che tutto quello che serviva a me, come webmaster, lo trasmettevo ai miei utenti sotto forma di guide e sono cresciuta anch'io, studiando tanto e tanto fino al punto di diventare una webmaster 'seria'. A questo punto, il passo verso il webdesign era breve, anche perché vengo da una tradizione familiare artistica e non mi mancano le capacità nell'ambito del disegno e della pittura. Mi sono appassionata molto all'argomento e creare siti web è diventato il mio hobby, un modo per soddisfare la mia creatività. Successivamente è diventata la mia professione.

In cosa consiste il lavoro di webmaster?

Un webmaster, in ambito amatoriale, è semplicemente colui che amministra e gestisce un sito web. In ambito professionale acquista maggiori competenze e soprattutto maggiori conoscenze che riguardano la struttura di un sito web, i linguaggi di programmazione, il funzionamento dei motori di ricerca e, con le nuove disposizioni di legge, anche la stesura dei documenti necessari alla pubblicazione del sito.

Come è cambiata questa figura professionale nel corso del tempo e alla luce della nuova tecnologia?

Diciamo che non smette mai di cambiare, proprio perché le tecnologie si evolvono in continuazione. Non è una professione facile da questo punto di vista. Non si smette mai di studiare, di aggiornare, di modificare. Per questo motivo cerco di creare siti web che, nelle loro funzionalità, non siano troppo dipendenti da questa o quella tecnologia, ma che soddisfino le esigenze restando ancorati a strutture classiche pur conformi ai requisiti necessari e indispensabili. In questo modo si garantisce una continuità nel tempo e non si rischia di ritrovarsi, ogni tot anni, a dover rifare il sito da capo. Altra questione, per nulla trascurabile, è la nuova esigenza di ottimizzazione per i dispositivi mobili. Questo ha complicato non poco la vita di un webmaster. O ci si affida a programmi che fanno tutto in automatico, oppure è necessario configurare il codice affinché la visualizzazione su mobile risponda a caratteristiche grafiche differenti da quelle richieste nella visualizzazione su desktop. Insomma, un po’ di lavoro in più, anche considerate le continue, metodiche verifiche che tutto funzioni correttamente. L’affidarsi a programmi è comodo sotto certi punti di vista, ma toglie molta libertà e, soprattutto, è sempre un rischio non avere il totale controllo del proprio sito.

Secondo te può esserci ancora futuro per questa professione? Come potrebbe evolversi?

La professione del webmaster e webdesigner ha per forza un futuro, perché il futuro è sempre di più legato alla necessità di interagire con la rete. Qualunque attività commerciale, oggi, ha l’esigenza di avere un sito web. Tuttavia, se, da un lato, c’è l’esigenza di affidarsi a professionisti per essere certi di avere un sito web che abbia tutte le prerogative necessarie  in termini di funzionalità e secondo i requisiti di legge, dall'altro aumenta la tendenza al fai-da-te per risparmiare e questo viene incoraggiato dai tantissimi programmi messi a disposizione dalla rete.

Professionalità e dilettantismo. C’è il rischio che ci si possa affidare a troppi webmaster ‘improvvisati’? E come si può imparare a fare bene questo lavoro?

Il problema c’è, eccome! Molti si improvvisano sviluppatori di siti web senza averne le competenze e senza conoscere una sola parola di html. Costruiscono i siti utilizzando programmi e template già preparati e solo da personalizzare, cosa che, in realtà, chiunque saprebbe fare senza rivolgersi a terzi. Liberissimi di lavorare così, ma qual è lo svantaggio per i professionisti? Che la gente comune non capisce la differenza e, quindi, il motivo per cui i costi di realizzazione possono variare. Creare un sito web 'professionalmente' vuole dire tanto e tanto lavoro, anche alla luce delle nuove esigenze di conformità di cui ho già parlato. Il risultato è che, per essere competitivi con i 'webmaster improvvisati', si finisce per lavorare di più di quello che, in proporzione, si guadagna. Parlo di webmaster e non di webdesigner, perché proprio qui sta la differenza. Il webdesigner disegna il sito web e quel sito web avrà una grafica personalizzata, unica. Il webmaster improvvisato prende un template standard, cambia i colori, cambia le immagini e consegna il sito. Un sito uguale a mille altri siti che hanno utilizzato lo stesso template. Ripeto, nulla di male e, giustamente, i costi devono essere più bassi (anche se qualcuno si approfitta) ed è giusto che chi vuole risparmiare cerchi questo tipo di soluzioni, ma purtroppo la differenza data dalla qualità del lavoro non è evidente. Per imparare a fare bene questo lavoro, come per tutti i lavori, ci vuole passione, studio, impegno e buona volontà.

Chi è webmaster oggi deve essere anche un po’ giornalista e un po’ esperto di marketing o le tre figure sono totalmente staccate?

Questo dipende dalla tipologia di siti web che devi realizzare. Se realizzi dei siti eCommerce devi avere, necessariamente, una cultura anche a livello di marketing. Se realizzi dei siti di informazione devi avere, necessariamente, una cultura anche a livello giornalistico, o, quantomeno, una buona capacità di comunicare con la scrittura. In ogni caso, avere un po’ di tutto non può che aiutare.

Quanto è importante pensare alle necessità degli utenti quando si realizza un sito web?

Non è importante, è fondamentale! Un sito web è costruito sulle necessità degli utenti. Per questo motivo deve essere scritto con un linguaggio chiaro e comprensibile, deve essere facilmente navigabile e deve essere 'confortevole e rilassante', oltre che interessante. Credo che tutti siamo capitati su siti web con troppa pubblicità invasiva, con quelle finestre popup che si aprono continuamente e i video che partono da soli. Non fai in tempo a chiudere una cosa che se ne apre un’altra. Personalmente sono arrivata al punto di ignorare volutamente alcuni siti, che pure hanno contenuti interessanti, sapendo che all'apertura vengo letteralmente assalita da annunci di ogni tipo. Io capisco e condivido la necessità di guadagnare con il proprio sito, perché di sola gloria non si vive, ma ogni cosa ha un limite. Superare la soglia del buon gusto non solo non è rispettoso verso gli utenti, ma non è nemmeno conveniente. C’è chi dice che l’apparenza di un sito non è importante e che quello che conta sono solo i contenuti. Io non sono d’accordo e credo che entrambe le cose siano importanti. E' come entrare in una casa: sicuramente contano le persone che la abitano e l’interesse che hai per le loro conversazioni, ma anche l’ambiente deve essere gradevole e confortevole per invitarti a entrare e darti la voglia di rimanere.

Quali sono le difficoltà principali che hai incontrato? E quali invece i più grandi insegnamenti?

Non posso dire di aver incontrato difficoltà dal punto di vista tecnico. Casomai le difficoltà sono arrivate in seguito, per star dietro ai vari cambiamenti della regolamentazione obbligatoria del sito dal punto di vista legale. Gli insegnamenti, invece, sono stati tanti. Prima di tutto ho capito che qualunque cosa si può imparare se davvero si vuole e che non è mai tardi. Ho avuto conferma, con grande conforto, che la correttezza e la disponibilità hanno ancora il loro valore e che ci sono tante e tante persone intelligenti, gentili ed educate che vale la pena di conoscere, anche tramite la rete. Ho compreso le grandissime potenzialità del mondo virtuale e quante risorse possa offrire se ben gestito. I pericoli esistono, è vero, ma basta restarne alla larga e c’è invece davvero tanto che si può fare di buono e di utile. Ho anche imparato a non avere paura di mettermi in gioco pubblicamente, perché nascondersi ha senso solo per chi ne ha motivo.

Un consiglio a chi vuole intraprendere questa professione?

Per chi vuole diventare webmaster del proprio sito web, il consiglio che posso dare, per la mia esperienza in campo, è di avere il coraggio di provare, sempre, perché comunque ne vale la pena e lasciare un desiderio nel cassetto non è bello. Il secondo consiglio è quello, fondamentale, di non lasciarsi abbindolare dai venditori di fumo e mi riferisco a quelli che promettono di posizionare il sito nei motori di ricerca e di renderlo famoso in modo quasi miracoloso. Tutto questo non esiste! Il sito web cresce da solo, ma ha bisogno di tempo e di pazienza e cresce se è fatto bene, se è un bel sito nell'aspetto e nei contenuti. Questa è l’unica ricetta valida. Le altre cose sono solo inganni e soldi buttati via. Per quanto riguarda chi vuole intraprendere la professione di sviluppatore di siti web, beh, qui il discorso cambia. Come ho detto all'inizio, una professione, qualunque sia, è una cosa seria e non può prescindere dall'avere un bagaglio di competenze date dallo studio e dalla pratica. Non ci si improvvisa webdesigner. Chi vuole diventarlo, deve mettersi in testa che bisogna studiare e imparare come funziona un sito, come è strutturato e come è composto il suo codice. Per non parlare della parte giuridica che non è cosa da poco. Insomma, tutti possono fare tutto, ma le cose vanno fatte bene.


Sara Riboldi

Maria Silvana Radice

Webmaster e webdesigner, realizzo siti web personalizzati in HTML5. La scelta, in controtendenza nella rete ormai inflazionata da template di serie, rispecchia l'obiettivo principale del mio lavoro, che è quello di progettare e sviluppare siti "unici" che rappresentino realmente il cliente o la sua azienda e il messaggio che desidera trasmettere. Siti unici, ma non solo; anche innovativi, performanti e sicuri sia per il webmaster sia per i visitatori, perché questa è l'esigenza sempre più marcata, oltre che un dovere e una responsabilità.

La chiave nel pozzo

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