Ricreiamo la cultura del lavoro

squadra

Lavoro. Quanta dignità in questa parola, quanta dolcezza. Ricordo le mani di mio padre: quelle mani grandi e un po' rovinate dagli sforzi lavorativi che rispecchiano - in un modo o nell'altro - tutte le persone che lavorano. Quelle mani che racchiudono mille altre parole: protezione, sacrifici, amore, desiderio di costruire qualcosa. Oggi sono tante le difficoltà legate al lavoro: c'è chi non lo trova, chi viene licenziato, chi ne svolge uno non in linea con il suo percorso di studi e con le sue ambizioni, chi viene sottopagato. Vale per quasi tutti: giovani, adulti, donne. Ognuno di noi ha diritto di avere un Lavoro e non semplicemente un'occupazione. La Costituzione italiana è chiara in proposito: "Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa (art.36)". Eppure, questo diritto non sempre è rispettato. L'esigenza di ricreare una cultura del lavoro diventa allora fondamentale.

Donne e lavoro

Oggi le donne sono ancora molto penalizzate dal punto di vista lavorativo rispetto agli uomini. Nonostante la parità tra i sessi sia sulla bocca di tutti, i dati parlano chiaro. Secondo l’ISTAT, il tasso di occupazione delle donne tra i 15 e i 64 anni nel secondo trimestre 2017 era pari al 49,1%; in aumento, ma comunque basso. Le donne laureate di primo livello a quattro anni dal conseguimento del titolo svolgono una professione in linea con il loro percorso di studi nel 67% dei casi contro il 79% degli uomini. I salari delle donne sono più bassi rispetto agli uomini: in Italia nel 2015 solo il 43,3% delle donne percepisce un reddito da lavoro contro il 62% dei maschi e nel 2014 il guadagno è inferiore di circa il 24%, sebbene il divario sia minore man mano che si sale nel titolo di studio. Le donne lavorano di più se sono da sole (nel secondo trimestre 2017 il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 25 e i 49 anni è pari all’81,1% per chi vive da sola, al 70,8% per chi vive in coppia ma non ha figli e al 56,4% per le mamme) anche se il gap rispetto alle donne senza figli diminuisce con l’aumento del titolo di studio. E allora è necessaria una svolta: la società tutta – a partire dagli alti organi – deve fare dei passi in più, per poter offrire con maggiore concretezza alle donne quella parità scritta e formale ma ancora distante dalla realtà.

Sara Riboldi

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